vendredi 2 novembre 2012

Il fiume Ticino


Promemoria per un viaggio prossimo


Ci stavo proprio pensando ora : in fondo, quel fiume mi sta attorno quasi da quando son nato : è stato punto d’incontro per giochi infantili e adolescenziali, complice di amori o compagno di avventure giovanili, sentiero liquido per imparare e praticare la pesca. Ma solo ora mi dico che non mi è ancora servito da pretesto per un’escursione vera e propria. Gianni Celati, nel suo « Verso la foce » (Universale Economica Feltrinelli, 2011) viaggia lungo il Po ; Paolo Rumiz, nella sua « Leggenda dei monti naviganti » (Universale Economica Feltrinelli, 2011)  ha percorso dapprima le Alpi e poi gli Appennini : perché allora non tentare – a tappe – di domandare a questo fiume di essermi da guida dalle sue sorgenti alla foce (o l’inverso) ?

Tanto per mettere le basi di un probabile futuro viaggio lungo questo fiume, eccone una prima esplorazione sotto forma di note più o meno strutturate. Queste note, prese qualche tempo fà, sono poi sfociate in un testo più ristretto per la voce « fiume Ticino » del Dizionario Storico della Svizzera, a sua volta condizionato per l’uso proprio di quella pubblicazione.

Il suo percorso

Il fiume Ticino (il cui nome, tasín, tesín, di origine prelatina, significa semplicemente … corso d’acqua : termine ancora in uso in documenti del XIIIo secolo) attraversa da nord a sud l’omonimo Cantone, il cui toponimo viene attribuito nel 1798). Dopo un percorso di circa 90 chilometri entra nel Lago Verbano in quella che oggi è la zona paludosa protetta delle Bolle. A Sesto Calende, in Provincia di Varese (Italia) il Ticino esce dalle acque lacustri e riprende la sua apparenza di fiume per 110 chilometri prima di congiungersi con il Po, fiume piemontese e padano che lo accoglie nelle sue acque a Linarolo, sotto Pavia, per portarlo con sè fino al mare.

Come spesso capita nelle Alpi, anche per il fiume Ticino non vi è un solo ed unico  punto di origine. La sua vita inizia sul colle della Novena, passo che collega il Canton Vallese con il Canton Ticino, ad un altitudine di 2'400 metri sul mare. Dopo aver percorso la Valle Bedretto, incontra, ad Airolo, il suo secondo ramo che scende dalla valle della Tremola e la cui origine si trova nei pressi del passo del San Gottardo, colle ticinese che collega i due cantoni del Ticino e di Uri. Da Airolo a Rodi-Fiesso, il fiume trova un tratto più riposante, disturbato solo dalla strettoia dello Stalvedro. A Rodi, dove una volta viandanti e merci incontravano il Dazio Grande, il nostro fiume precipita nella gola del Piottino. Ritrovata una pendenza più regolare, attraversa Faido continuando verso Lavorgo dove affronta, di nuovo, un paesaggio più stretto e impervio immergendosi quindi, ai piedi di una frana preistorica (staccatasi probabilmente dal fianco sinistro) nella gola della Biaschina. Poco più sotto incontra la località di Giornico e, da qui in poi, uscito dalle montagne del massiccio del Gottardo, non troverà più ostacoli maggiori, fino alla sua entrata nel lago, 46 chilometri più a valle.
I suoi principali affluenti, al di là degli innumerevoli ruscelli che scendono dai versanti della valle principale e dalle sue valli laterali, sono essenzialmente tre :
- il fiume Brenno – che anticamente portava anch’esso il nome di tesígn de Bregn e che autori dell’Ottocento non esitavano a considerare il terzo ramo d’origine del fiume – alle porte di Biasca, dove  termina la parte montana propriamente detta del nostro fiume ;
- il fiume Moesa, che scende dal passo grigionese del San Bernardino immettendosi nel Ticino alle porte di Bellinzona ;
- il fiume Morobbia, a sud di quella città, da dove il Ticino diventa un vero e proprio fiume di pianura inoltrandosi sul Piano di Magadino.

Il suo profilo.

Il suo percorso ticinese, snodandosi su una novantina di chilometri dal colle della Novena a 2'400 metri circa di altitudine ai 193 metri del Lago Maggiore, ha quindi una pendenza generale del 25 per mille. Questa pendenza media, che sottolinea il carattere montano del fiume, non deve però trarre in inganno perché il corso d’acqua ha un profilo molto più variato, passando progressivamente, ma con salti successivi, dalla montagna al piano. Dal passo della Novena alla confluenza con la Val Prosa, alla base del colle, il passaggio dai 2'400 metri ai 1'940 su poco più di 3 km si effettua con una pendenza (la massima) del 163 per mille. In valle Bedretto, con i suoi 14 chilometri, il fiume arriva alle porte di Airolo con una pendenza media del 55 per mille. La Valle Leventina viene allora attraversata con pendenze varianti tra il 15 e il 23 per mille : 17 per mille su 14 chilometri da Airolo a Rodi ; 23 per mille sulla decina di chilometri del tratto che passando da Faido porta a Lavorgo e 15 per mille sugli 11 chilometri che separano il percorso dal Ticinetto (affluente proveniente da Chironico sul versante destro,  prima di Giornico) a Biasca. Fra le tre parti della Leventina (Alta, Media e Bassa valle) la topografia impone due salti notevoli : 98 per mille lungo poco più di un chilometro nel Piottino e 65 per mille su poco più di 2 chilometri nella Biaschina. Abbandonato il profilo montano propriamente detto, dopo la congiunzione con il fiume Brenno, il Ticino diminuisce progressivamente il suo profilo : 3,1 per mille sui 18 chilometri che separano il Brenno dalla Morobbia ; 2,50 per mille lungo i 6 chilometri e mezzo che portano alla Moesa ; 2,3 per mille sui 10 chilometri e mezzo da qui al lago.

Il fiume risorsa

Nel passato (medievale soprattutto), i traffici commerciali evitavano le gole del Piottino e della Biaschina seguendo rispettivamente la via che da Prato saliva a Dalpe per poi ridiscendere a Faido e quella che passava da Chironico, Grumo e Altirolo, prima di raggiungere Giornico. Sarà nel corso del XVI secolo che gli Urani apriranno una via attraverso le due gole (prima il Piottino, istituendo quel che oggi chiamiamo ancora il Dazio Grande e più tardi la Biaschina) (cf. Sargenti, 1994)

Oggi il fiume Ticino riesce ancora, a volte, a mettere in allarme popolazione e autorità (come pure continuerà a farlo nel futuro), tuttavia siamo lontani dal suo percorso disordinato ed impetuoso, ancora caratteristico della fine del XIXo secolo da quando le sue acque sono state progressivamente « addomesticate », sia attraverso i lavori di canalizzazione che attraverso il controllo dei flussi avvenuto con le centrali idroelettriche. Nel 1868, la portata massima misurata a Bellinzona fu di 2'500 metri cubi al secondo (Knapp, Borel, 1908) : i dati odierni (osservazioni dal 1921 al 2008) forniscono valori estremi più bassi, con un massimo eccezionale di 1500 metri cubi nel 1927. Nel medesimo periodo, sempre a Bellinzona, la portata media è di 68 metri cubi al secondo, mentre quella minima e quella massima sono state, rispettivamente, di 33 e 107 metri cubi al secondo. Il fiume Ticino, nella sua parte ticinese, non è mai stato navigabile, tuttalpiù usato ancora nella prima metà dell’Ottocento, per il trasporto galleggiato del legname legato a zattere (detto « flottazione ») a partire da Giornico-Bodio durante lo sciogliersi delle nevi.

Il fiume entra nella modernità contemporanea nel corso del XIXo secolo, dapprima con la sua sofferta correzione e poi con l’uso idroelettrico delle sue acque. Le prime proposte di correzione del percorso del Ticino sorgono nel primo decennio dell’Ottocento. Nel 1875 viene inaugurata la linea ferroviaria di Locarno, rendendo così necessario mettere fine alle disordinate divagazioni del corso d’acqua. Nel 1885 viene presentato un progetto, il cui finanziamento pubblico verrà bocciato in votazione popolare. Nel 1886, in risposta alla bocciatura viene creata la Fondazione del Consorzio Correzione Fiume Ticino e nel 1888 iniziano i lavori che dureranno fino al 1939 con un investimento di più di 11 milioni di franchi. Se la correzione del fiume può essere considerata terminata, nuove valutazioni e nuove norme di sicurezza impongono sempre nuovi adattamenti soprattutto davanti alle trasformazioni di tutta la zona. L’incanalamento del fiume aveva permesso di trasformare il Piano di Magadino in una nuova risorsa recuperando terreni per un’agricoltura moderna, ma questi stessi terreni subiscono, oggi,  la concorrenza delle altre attività insediative (abitazioni, vie di comunicazione, centri commerciali, ecc.).

Se non l’acqua del fiume direttamente, quelle dei suoi affluenti più montani sono state (e lo sono tuttora) oggetto di sfruttamento tramite prelievi per la produzione dell’energia idroelettrica. Nel Cantone Ticino (cf. L’Ambiente in Ticino, 2003 pp. 102-104) si contano ben 118 punti di prelievo di cui 114 nel Sopraceneri : di questi più della metà si situa nel bacino idrografico del fiume Ticino e l’importanza di questi prelievi è visibile sul tratto leventinese del fiume fino a Personico. Il caso del Brenno, il primo grosso affluente è interessante perché illustra il peso dei prelievi : prima della costruzione e della messa in funzione degli impianti OFIBLE (Officine idroelettriche Blenio) : la portata « naturale » era di circa 18 metri cubi al secondo e dopo gli inizi degli anni Sessanta, scese a 5 metri cubi al secondo. L’acqua risorsa idroelettrica fondamentale per la vita economica viene a scontrarsi, oggi, con l’acqua risorsa per l’ambiente e la vita sociale (esercizio della pesca, per esempio). A titolo di esempio, alla presa di Rodi, il deflusso minimo garantito dall’Azienda Elettrica Ticinese (cf. L’ambiente in Ticino, tabella 2.4 p. 106) è di 300-500 litri al secondo : poco più sopra, a Piotta, la stazione di rilevamento misura per il periodo 1969-2008 una portata media annua di 2,31 metri cubi al secondo (la più piccola, nel 2006, fu di 1,09 metri cubi e la più grande, di 6,14 metri cubi nel 1978). La prima centrale fu quella della Piumogna,  affluente che raggiunge il Ticino a Faido, in Valle Leventina, costruita nel 1889. A seguito del grande sviluppo degli anni che hanno seguito la Seconda guerra, oggi, sul percorso del fiume vi son ben 14 centrali idroelettriche che producono circa 748 MegaWatt, corrispondenti alla metà della produzione e delle centrali cantonali.

Se i deflussi minimi sono sempre stati oggetto di discussioni e periodicamente riproposti al tavolo delle concessioni, la coscienza ambientalistica odierna solleva un altro problema inerente la gestione del flusso : la sua variazione ! I repentini aumenti e diminuzioni dei rilasci per motivi legati al funzionamento degli impianti idroelettrici modifica le condizioni ambientali per la fauna ittica a valle dei punti di restituzione. Questi deflussi massimi, improvvisi, possono minacciare le speci presenti e le loro condizioni di riproduzione.

Il fiume Ticino, come la maggior parte dei fiumi svizzeri, è un elemento naturale sempre più immerso in un universo urbanizzato : da risorsa economica importante, diventa sempre più elemento strutturale nell’organizzazione del territorio, soprattutto del Sopraceneri.

Bibliografia :

Knapp Ch., Borel M., 1908, Dictionnaire géographique de la Suisse, Neuchâtel, Attinger Frères Editeurs, pp. 645-650.
Franscini St., 1987 (1837) La Svizzera Italiana, (a cura di V. Gilardoni), Bellinzona, Edizioni Casagrande, Vol. Primo, p. 100.
Lavizzari L., 1988 (1859-1863), Escursioni nel Cantone Ticino, (a cura di A. Soldini e C. Agliati), Locarno, Armando Dadò Editore, pp. 285-295.
Vetterli L., 2005, « Il problema dei deflussi massimi », in Pro Natura Ticino No. 3, gennaio 2005 pp. 3-5.
Gemnetti e Pedroli, 1963, Il Cantone Ticino, Bellinzona, Istituto Editoriale Ticinese, 110 p.
Minor H.-E. e Hager W.H., 2004, Ingegneria fluviale in Svizzera, Sviluppo e prospettive, Vol. 6, Società dell’arte e dell’ingegneria civile, Zurigo, Stäubli AG, pp. 74-91.
Buratti V., Fumagalli G., Mavero F., 2003, Ticino, il fiume azzurro, Oggiono-Lecco (Italia), Cattaneo Editore, pp. 177-179.
Cantone Ticino, 2003, L’ambiente in Ticino, Vol. 1 Stato e evoluzione, Rapporto cantonale sulla protezione dell’ambiente, Dipartimento del Territorio, Divisione dell’Ambiente, Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo, pp. 102-104.
Lurati O., 1976, Dialetto e italiano regionale nella Svizzera italiana, Lugano, Banca Solari & Blum S.A. Lugano, pp. 90-91.
Cantone Ticino, Ufficio dell’energia, www.ti.ch/energia, cartine diverse e dati vari.
Sargenti W., 1994 (1963), Geografia del Cantone Ticino, Fascicolo 2 : Quaderni per lo studio della posizione, Quaderno No. 2 : La Valle del Ticino, Bellinzona, Edizioni Casagrande.



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