mercredi 8 février 2012

Perché "paeviaggi" ?

Paeviaggi ticinesi
"Ero partito per fuggire dal mondo, e invece ho finito per trovare un mondo: a sorpresa, il viaggio è diventato epifania di un'Italia vitale e segreta. Ne ho scritto con rabbia e meraviglia. Meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora." (Paolo RUMIZ, La Leggenda dei Monti Naviganti, Milano, Universale Economica Feltrinelli, p. 13)

Questo potrebbe essere non l'inizio di un'avventura, ma la sua conclusione. Non sono ancora fuggito dal mondo, anche se a volte ci provo, e non è certo il mio obiettivo. No! più semplicemente, è l'idea dell'autore citato che mi affascina: quella del viaggio di esplorazione di un mondo sul quale nessuno prende il tempo di chinarsi per cercare di scoprire almeno una delle sue essenze. Questo mondo è quello ai margini della spesso decantata "metropoli ticinese" (prima l'avevamo chiamata "città Ticino", ma ora, nella gerarchia del "marketing territoriale", il termine di città fà un po' figura da ritardati: abbiamo finito di essere villaggio, non siamo più nemmeno città, ora siamo metropoli): questo mondo che mi interessa è quello delle valli che tanto sembrano pesare a chi dirige i centri. Non è assolutamente detto che possa trovarvi la "bellezza del paesaggio umano e naturale" di cui parla Rumiz: per Rumiz è stato un fatto, mentre che per me è un'ipotesi. Un'ipotesi corroborata dalle ultime tre letture, quella del Rumiz, appunto, quella del Celati e quella di Biondino e Monina:

Gianni CELATI, Verso la Foce, Milano, Universale Economica Feltrinelli, 2011 (1989), 140 p.
[grazie Renato!]

Gianni BIONDILLO, Michele MONINA, Tangenziali, Due viandanti ai bordi della città, Guanda editore, 308 p.
[grazie Tato]

Sono libri del camminare nel mondo della banalità: quello della quotidianità banale, vissuta da ognuno di noi sotto qualsiasi forma. Nei due libri qui sopra, tanto Milano che la Pianura padana, appaiono come il quadro di riferimento geografico delle trasformazioni distruttive del Dopoguerra. Una geografia dentro la quale vivono uomini e donne, animali e un mucchio di mezzi meccanici o cibernetici (torneremo su queste cose!).

Allora, perché non tentare cose simili nel nostro territorio e, in particolare, nelle parti nord-alpine del Ticino. Cominciando magari dalle due valli che mi coinvolgono maggiormente (per diverse ragioni che magari riaffioreranno più tardi!): Blenio e Leventina. Due valli - dal Medioevo almeno - "ombelicamente" legate alle storiche località centrali. Andare a spasso (ma ci avete mai pensato a questa parola? "spasso"? che in italiano rimanda anche all'idea di un divertimento particolarmente intenso: una goduria, insomma! Strana parola!) andare a spasso, dicevo, significa deambulare in un territorio incontrando oggetti che sono altrettante tracce di presenza umana: oggetti che rimandano a loro volta a vissuti, a maniere diverse di usare il territorio. Non tracce nostalgiche di un mondo che fù, ma elementi (magari abbandonati per il momento) costitutivi del presente.

Ecco, in linea di massima, il progetto di questo "blog" (perché non lo possiamo chiamare "diario elettronico"?) e che spiega lo strano titolo di "Paeviaggi": un viaggio attraverso il paesaggio per provare a verificare un metodo di analisi e di osservazione geografiche.

Sarà un diario irregolare (non ho il tempo - e neppure la voglia - di scrivere tutti i giorni), un diario che spazierà tra la comoda sedia del mio ufficio e il terreno impervio delle valli ticinesi (il terreno deve essere impervio per forza! altrimenti non è un'avventura), sul quale (ri)metterò i piedi quando gli obblighi di lavoro, di famiglia e la stagione lo permetteranno.

Per ora ritorno alle mie scartoffie. Sarà meglio cominciare a preparare i corsi, altrimenti settimana l'altra "poca bèla la vö vèss"!

Ginevra, 08.02.2012




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